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Forme e limiti del toccare: la metamorfosi del tatto e intangibilità digitale
Me tangere è una sfida ai paradigmi della percezione, un’esperienza fenomenologica oltre la vista.
Le opere, attraverso la negazione dell’immagine, invitano a una percezione estetica radicale, incentrata sulla percezione tattile e sollecitano un pensiero profondo sulla natura della conoscenza e sulla costruzione della realtà. Sigillate da tessuti neri, le opere: Vita, Humus e Instrumentum Cogitations, diventano un enigma tattile, stimolano un dialogo intimo con la materia, invitano il pubblico a un’immersione sensoriale inedita, dove la pelle diventa l’occhio dell’anima.
I molteplici materiali, indeterminati e soggettivi, diventano veicoli di un’esperienza estetica che trascende la razionalità, invitando a un’indagine sul rapporto tra corpo e mente, individuo e mondo.
Da qui, nasce il neologismo “aptismatico” che definisce questa nuova modalità di percezione: una sensazione tattile pura che trascende la vista, libera l’immaginazione e sfida le convenzioni tradizionali, riscoprendo il valore del tempo presente.
Il tatto diviene il fulcro di una catarsi che dissolve i confini tra arte e spettatore: l’arte si emancipa, abbatte i limiti della rappresentazione, comunicando la propria essenza anche attraverso ciò che è celato, rivelando che la realtà si manifesta oltre la vista.
Me tangere è una serie di opere sperimentali che propone un modello innovativo di fruizione artistica, dove il fruitore è co-creatore dell’opera d’arte, esplora le profondità della percezione, spingendosi oltre la forma tangibile, per abbracciare l’essenza intangibile dell’espressione umana.
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